N° 82

 

RIPOSA IN PACE

 

Di Carlo Monni (con concetti e personaggi di Fabio Volino)

 

 

1.

 

 

            La misteriosa Agente Zero, inviata dall’altrettanto misterioso Consorzio Ombra, si è scontrata con Capitan America mentre la supereroina stava inseguendo nelle campagne della Virginia un’auto con a bordo degli agenti del Consorzio che avevano appena fatto saltare in aria la villa del Dottor Jacob Paxton, creatore di un siero del Supersoldato basato sugli appunti del suo bisnonno Abraham Erskine.[1]

            Senza esitare l’Agente Zero ha usato i suoi poteri telecinetici e pirocinetici per uccidere gli uomini inseguiti da Cap ed ora vuol fare lo stesso con lei ma Liz Mace non è affatto disposta ad arrendersi.

            L’aria stessa sembra incendiarsi ma Capitan America ha la prontezza di riflessi di ripararsi con lo scudo contro cui s’infrangono le fiamme.

-Quel dannato scudo invulnerabile è una disgraziata seccatura.- commenta l’Agente Zero con evidente disappunto -Vediamo se posso portartelo via.-

            Liz sente che la telecinesi della sua avversaria sta tirando a sé lo scudo e reagisce immediatamente.

-Se proprio lo vuoi, tienilo!- esclama.

            Lo scudo saetta veloce nell’aria e colpisce in pieno l’Agente Zero.

 

            La Dottoressa Kavita Rao avrebbe più di un motivo per rammaricarsi di aver lasciato la sua nativa Kolkata, la città indiana un tempo chiamata Calcutta, per accettare un lavoro negli Stati Uniti. Uno dei motivi è che non sarebbe mai stata catturata dagli sgherri del Consorzio Ombra che intendono costringerla a scoprire come e perché il giovane Michael Van Patrick sia nato con il cosiddetto Siero del Supersoldato nelle sue cellule. Il progetto era stato pensato dal trisnonno di Michael, il famoso Professor Abraham Erskine, per migliorare l’Umanità ma le circostanze lo costrinsero a convertirlo a scopi militari: la Seconda Guerra Mondiale stava bussando con insistenza alle porte degli Stati Uniti e Hitler andava fermato. La tragica morte di Erskine aveva interrotto la sperimentazione dopo che al trattamento era stato sottoposto un solo individuo: colui che sarebbe diventato l’originale Capitan America. Tutti i tentativi di replicare il siero erano falliti o avevano dato solo risultati parziali e allora com’era possibile che Michael Van Patrick, MVP, per gli amici, lo avesse naturalmente nel suo corpo? Kavita Rao ha un sospetto.

-Qualcuno ha avuto modo di manipolare il DNA di Michael quando ancora era in stato embrionale.- sta dicendo -Un’operazione molto ardita per la tecnologia genetica di sedici anni fa, un’operazione che deve essere stata compiuta da qualcuno molto vicino alla famiglia del ragazzo Il padre, il Professor Brian Van Patrick, ammette di aver approfondito le ricerche del bisnonno ma nega di aver fatto esperimenti sul figlio nascituro ed io gli credo.-

-Continui Dottoressa.- la incoraggia l’uomo di nome Simon Bixby il cui volto è coperto da un cappuccio nero.

-L’unica risposta possibile è che a fare gli esperimenti sia stato il Dottor Jacob Paxton. Anche lui era un discendente del Professor Erskine ed aveva portato avanti gli esperimenti del bisnonno, per un certo periodo con la sponsorizzazione del Governo americano. Quello con Michael deve essere stato uno dei suoi primi esperimenti, ma questo lo sapevate già non è vero?-

-Che intende dire?-

-Siete stati voi a finanziare le ricerche di Paxton dopo che ha abbandonato il Progetto Rinascita del Pentagono, per questo sapevate di Michael e degli altri.-

-Altri?-

-Da vero scienziato Paxton deve aver provato il suo siero su altri soggetti, altre donne incinte con le caratteristiche genetiche giuste. Era l’unico modo per assicurarsi una certa percentuale di successo. Che ne è stato degli altri?-

            Bixby sorride sotto il cappuccio e dice:

-Lei è molto sveglia, Dottoressa.-

           

            Nella vita non esiste solo il lavoro, pensa Jody Casper ed il pensiero lo fa sorridere. Ne ha fatta di strada dai tempi in cui marinava la scuola per fare il galoppino di Faccia di Pietra, allora era convinto che fosse una cosa da veri uomini e che solo gli stupidi fossero onesti. Ha appreso la lezione nel modo più duro e si è dato da fare: ha preso il diploma e poi i corsi serali all’università. Ora è un assistente sociale, aiuta la gente del suo quartiere, di Harlem, e questo vale qualcosa.

            In questo momento, però, non è al lavoro che sta pensando ma alla donna che è appena entrata nel diner: una bella ragazza di colore come lui e decisamente molto attraente. Si chiama Nyla Skin, o meglio, questo è il nome che ha scelto di usare quando ha cominciato una vita ai margini della società fatta di piccoli furti, di notti in alloggi di fortuna con la pretesa di essere una ribelle. Poco importa il perché tutto sia cominciato, quel che conta adesso è che Nyla sta dandosi da fare nel modo più duro per dimostrare di poter essere una buona madre per il figlio di quattro anni del cui padre preferisce non parlare. Jody è stato incaricato di seguirne i progressi e ne è ben contento, sta bene in sua compagnia.

-Il Reverendo Garcia ti ha concesso una pausa?- le chiede mentre si siede davanti a lui.

-L’intera giornata libera.- ammette lei -Voglio passarla con Jack. Tra poco andrò a prenderlo al nido.-

-Tuo figlio è un bambino in gamba.- commenta Jody -Ora che hai un lavoro ed un alloggio stabili, nessuno te lo porterà via.-

            Le vede illuminarsi il volto.

-Lui è la cosa più bella… la sola cosa buona della mia vita.-

-Non credo che sia vero. Tu…-

            Jody si interrompe di colpo, il suo sguardo è catturato da una limousine che ha appena parcheggiato di fronte al locale o meglio da uno degli uomini che ne sono scesi.

-Che ti succede?- gli chiede Nyla -Sembra che tu abbia visto un fantasma.-

-Un fantasma, sì.- borbotta il giovane -O forse un demonio.-

 

 

2.

 

 

            Capitan America scatta di colpo: compie una rapida capriola e piomba sulla sua avversaria sferrandole un calcio al mento. Prima che possa reagire la colpisce ancora con un pugno. Non può darle tregua, permetterle di usare i suoi poteri, o potrebbe non avere scampo.

            Un rumore di auto in arrivo la distrae e tanto basta alla sua avversaria per respingerla telecineticamente.

-Mai abbassare la guardia, bella, non te l’hanno insegnato all’accademia dei supereroi?- le dice avvicinandosi a lei mentre sulle sue dita sembrano danzare delle fiammelle.

            Da una curva sbuca un’auto con le insegne della Polizia di Stato della Virginia, seguita da un’altra.

-Seccatori.- borbotta l’Agente Zero.

            Schiocca le dita ed un muro di fiamme si forma improvvisamente tra lei e le auto.

-Sembra che dovremo rimandare il nostro appuntamento, carina, io odio la folla.-

            L’Agente Zero balza in sella alla sua moto e parte.

-No!- grida Liz Mace e spicca un salto per raggiungerla.

 

            All’interno del ristorante che funge da facciata ai suoi loschi affari Boss Morgan è seduto a suo tavolo preferito assieme al suo avvocato, il massiccio Big Ben Donovan, ed a tre ragazze appariscenti, una bionda dall’aria nordica, un’afroamericana ed un’asiatica, probabilmente tutte della sua “scuderia”.

            Mentre Donovan ride e scherza con le ragazze, Morgan sembra assorto in chissà quali pensieri, solo quando nota in nuovi arrivati nel locale la sua espressione muta in un misto di sorpresa e rabbia.

            Il gruppetto di uomini di colore avanza verso il tavolo di Morgan che alza appena la testa verso quello che appare chiaramente come il capo.

-Faccia di Pietra.- dice con voce calma almeno in apparenza -Hai deciso di tornare in città dopo tanto tempo?-

-Harlem è stata la mia zona per anni, lo hai dimenticato?- ribatte l’altro.

-Storia antica. I tempi cambiano e tu sei un relitto del passato, un passato che tutti noi vorremmo dimenticare.-

-Sì, i tempi sono cambiati. Tuo padre era un gran bastardo ma aveva rispetto, quello che manca a te.-

-Cominci ad annoiarmi. Se sei qui per mangiare, tu e i tuoi uomini potete sedervi dove volete, offre la casa, altrimenti puoi anche andartene.-

            Big Ben Donovan serra le labbra e stringe i pugni facendo contemporaneamente alzare le ragazze. Le guardie del corpo di Morgan infilano le mani nelle giacche e gli uomini di Faccia di Pietra fanno altrettanto.

            Sulla soglia del ristorante appaiono improvvisamente un ragazzo ed una ragazza.

            Faccia di Pietra li osserva e poi scoppia a ridere.

-Un ‘altra volta magari, Junior, un’altra volta.- replica a Morgan -Per oggi ho altro da fare.-

            Si volta e si avvia all’uscita seguito dai suoi uomini. Passandogli accanto si ferma a rivolgere uno sguardo al giovanotto appena entrato.

-Ci conosciamo, ragazzo?- gli chiede -Hai una faccia familiare.-

            Il giovane non risponde ma sostiene il suo sguardo.

-Non importa.- borbotta Faccia di Pietra.-Prima o poi me ne ricorderò.-

            Lo supera ed esce.

-Il tuo incubo non ti ha riconosciuto.- sussurra la ragazza al suo compagno.

-Per adesso.- replica, calmo, lui.

            Big Ben Donovan si avvicina ai due allargando le braccia.

-Jody Casper!- esclama -Hai più fegato che cervello, proprio come tuo zio. Che ti è preso di seguire Faccia di Pietra qui dentro? Perché è questo che hai fatto, vero?-

-Volevo evitare che scoppiassero guai.- replica Jody.

-E come? Che avresti fatto se Faccia di Pietra avesse ordinato ai suoi di sparare? Avrebbero fatto fuori te e la tua amichetta come testimoni scomodi.-

-Non lo so.- ammette Jody -Ma qualcosa andava fatto.-

            Big Ben scoppia a ridere.

-Mi piaci ragazzo, davvero. Vieni: offro il pranzo a te ed alla tua amica.-

-Grazie Big Ben ma… diciamo che il posto e parte della compagnia non sarebbero di mio gradimento.-

-Sei schietto, giovanotto e questo mi piace, ma lascia che ti avverta: se Faccia di Pietra decidesse di dedicarti le sue attenzioni, il gioco sarebbe molto spiacevole.-

            Come se non lo sapessi, pensa Jody.

 

            Capitan America salta verso la moto. L’Agente Zero si volta e punta il dito indice respingendola contro il muro di fuoco. Liz compie una disperata capriola ed all’ultimo momento riesce a superarlo per poi atterrare sulle punte. Non le resta che contemplare la moto che si allontana rapidamente.

-Ci rivedremo.- sussurra -Questo è certo.-

 

 

3.

 

 

            Liz Mace riflette sul fatto che ultimamente sta frequentando troppo spesso gli ospedali. Se non altro, stavolta non è morto nessuno. Franklin Mills ha solo riportato una ferita superficiale alla testa in seguito all’esplosione della villa di Jacob Paxton.
-Questa è una sciocchezza rispetto a certe cose che mi sono capitate coi SEALs.-[2] minimizza l’ufficiale di Marina toccandosi il cerotto che gli hanno applicato dopo avergli messo dei punti -Certo, è seccante che in poco tempo mi sia beccato ben due ferite alla fronte.[3] Starti vicino sembra essere pericoloso, Liz… Oh scusa. Sono un vero imbecille.-

-Non fa nulla, Frank.- replica lei ma l’espressione del suo volto dice diversamente.

            Mills ha toccato un nervo scoperto. Due persone a cui teneva molto, e non solo loro, sono state uccise da una killer superumana ancora in libertà, un fatto che lei non è stata capace di impedire ed il senso di colpa la divora.

-Non è nulla.- ribadisce con scarsa convinzione.

-Mills, lei è un vero imbecille.- interviene con durezza il Colonnello dell’Esercito Carolyn “Cary” St. Lawrence.

-Temo di non poterlo contestare.- replica lui contrito.

            Cary si avvicina a Liz e dopo una breve esitazione le posa una mano su una spalla.

-Ti senti bene?- le chiede.

-Mi sento benissimo. Abbiamo un lavoro da fare, facciamolo.-

            I tre escono dall’ospedale e raggiungono la loro auto. Cary si mette al volante.

-Io sono la più alta in grado, ma l’indagine è tua, Liz. Hai dei suggerimenti?-

            Liz riflette solo qualche istante poi risponde:

-Una visitina alle prigioni dello S.H.I.E.LD.-

 

            Joy Mercado si sta concedendo una pausa nel suo diner favorito quando si accorge che c’è qualcuno accanto a lei.

-Possiamo sederci?-

            A parlare è stato un uomo dell’apparente età di 35 anni con barba e capelli castani. Joy lo conosce bene ma non si aspettava di incontrarlo qui e men che meno in compagnia di una donna dai capelli corti e scuri che dimostra una decina d’anni meno di lui.

-Jack Norriss! Che ci fai a New York?-

            Jack Norriss, Vice Direttore del F.B.S.A. e responsabile della Divisione Investigativa di quell’agenzia, accenna un sorriso mentre si siede davanti alla reporter e risponde:

-Lavoro, che altro? A proposito, ti presento…-

-Maria Hill, Vice Direttore ad Interim della Divisione Gestione Superumani.- termina per lui Joy -Ultimamente ha assunto personalmente la direzione di una task force che dava la caccia alla gang del Coordinatore ed occupa temporaneamente un ufficio nel piano del F.B.S.A. al palazzo federale.-[4]

            Maria Hill replica con un indistinto borbottio.

-A cosa devo la tua visita, Jack?- chiede ancora Joy.

-Non credi che volessi solo rivederti?-

-Fosse solo per quello, saresti venuto solo, senza Miss Perfettina, e direttamente al mio appartamento, l’indirizzo lo conosci.-

            Altro borbottio di Maria Hill.

-Ok, Joy, la verità è che abbiamo bisogno di te.-

-Di me? Vuoi scherzare?-

-Siamo sulle tracce delle finanze del Consorzio Ombra e per la prima volta da mesi siamo vicini a scoprire qualcosa di concreto, ma per far uscire allo scoperto chi stiamo cercando ci serve…-

-Un’esca, giusto? E avete pensato a me? Che gentili.-

-Puoi rifiutare ovviamente.-

-Quei bastardi hanno ucciso una persona a cui tenevo. Farò qualunque cosa per incastrarli, qualunque cosa.-

            Gli assassini di Jeff Mace devono pagare.

 

            Le sale interrogatori si assomigliano tutte, pensa Liz Mace. Nei suoi anni come avvocato militare ne ha viste tante: stesso arredamento spoglio e specchio unidirezionale su un lato. Questa stanzetta nella sede S.H.I.E.L.D. di Arlington, Virginia, non fa eccezione.

            Liz si siede, gettando uno sguardo allo specchio, consapevole che dall’altra parte Cary St. Lawrence e Franklin Mills la stanno osservando.

            Da una porticina laterale entrano due agenti dello S.H.I.E.L.D. che scortano un uomo con l’uniforme da detenuto trattenuto saldamente da manette metalliche e catene a mani e piedi.

            Senza alzarsi Liz lo saluta:

-Buongiorno Agente Tapper.-

 

 

4.

 

La mano del terrorista mascherato trema leggermente sul grilletto della pistola puntata alla tempia del suo ostaggio. L’uomo davanti a lui può quasi sentire l’odore della sua paura. Ci sono due tipi di avversari pericolosi, pensa: i fanatici e gli spaventati. Una combinazione delle due cose può risultare esplosiva nel senso letterale del termine e nessuno ne è più consapevole dell’agente governativo in costume chiamato U.S.Agent.

-Ti consiglio di arrenderti.- dice al suo interlocutore senza mutare la sua inflessione dura e ferma.

-Non mi hai sentito quando parlavo prima?- ribatte l’altro -Getta lo scudo e vattene o io la uccido, mi hai capito?-

            La situazione è di quelle tipiche, almeno di questi tempi: un commando di presunti terroristi ha preso d’assalto un edificio governativo nella Contea di Arlington, in Virginia Per loro sfortuna sono stati intercettati prima di portare a termine i loro piani, quali che fossero, grazie anche all’intervento del sunnominato uomo che indossa un costume che ricorda quello di Capitan America è che ha aiutato a sgominarli. Il che ci riporta al momento presente, con un terrorista nervoso ed una giovane segretaria impaurita tenuta come scudo umano e chiaramente e comprensibilmente impaurita.

-Ti ho sentito...- gli risponde U.S.Agent -… e ti ripeto di arrenderti.-

-Se ti muovi la uccido, giuro.- replica l’altro -Getta lo scudo, ADESSO!-

-Se tu la uccidi, sarai morto un secondo dopo, te lo garantisco.-

-Tu… non dici sul serio… vi conosco voi eroi in costume… voi non uccidete mai.-

            L’uomo in costume non risponde, ma si limita, impassibile, a fissare negli occhi l’altro con sguardo di ghiaccio.

-Tu… lo faresti… mi faresti uccidere questa donna e poi… poi… tu sei… pazzo… ma prima ti uccido io!-

            L’uomo punta la pistola su U.S.Agent e spara. L’altro, senza mutare espressione, solleva lo scudo e blocca la pallottola, poi con un movimento più rapido dell’occhio lancia lo scudo. Il fantastico oggetto, prodotto dell’avveniristica tecnologia wakandana, sembra quasi volare e suo malgrado il terrorista non riesce a fare a meno di seguirne la traiettoria. La distrazione gli è fatale: il suo polso destro si ritrova stritolato da una stretta dalla forza superumana.

            Il rumore di ossa che si spezzano, un urlo acuto, la pistola che urta il pavimento sfuggendo dalla mano ormai inerte, poi la mano sinistra di Agent, che con noncuranza afferra lo scudo che ha terminato il suo arco.

-Idiota.- borbotta Agent.

            Il resto è semplice routine ed Agent si prepara a lasciare il luogo quando l’ex ostaggio gli si rivolge:

-Lei… mi avrebbe fatto uccidere. Quell’uomo voleva spararmi, l’avrebbe fatto, lo so.-

            U.S.Agent non muta espressione mentre risponde:

-È viva, mi pare, Miss.-

            Poi si catapulta fuori da una finestra e salta lontano.

 

            L’uomo che si siede davanti a lei, capelli e barba castani chiari, non sembra pericoloso, ma , Liz lo sa bene, le apparenze possono ingannare.

-Non sono più un agente,- risponde lui -Mi hanno radiato e presto mi consegneranno alle autorità federali americane. Vogliono processarmi per un po’ di reati che secondo loro avrei commesso.-

-Nei panni del Superpatriota .- puntualizza Liz -Vedo che le sue trasformazioni ora sono sotto controllo.-

-Mi danno dei prodotti chimici che stabilizzano il mio metabolismo. Non ne capisco granché di queste cose a dire il vero. Quello che so è che ero andato fuori controllo e che ho avuto anche un infarto. Mi hanno raccontato che sarei morto senza l’intervento di Capitan America.-[5]

            Parla di suo fratello Jeff. Sarebbe scomparso poco dopo. Liz prova una stretta al cuore ma si sforza di rimanere impassibile.

-Ho passato settimane in ospedale.- continua Tapper -Poi mi hanno portato qui in attesa di trasferirmi alla Volta sotto custodia federale.-

-Prima la processeranno.- dice Liz.

-I miei avvocati dicono che non devo preoccuparmi, che il siero del Dottor Paxton mi aveva alterato la mente, che non ero responsabile delle mie azioni quando ero il Superpatriota.-

-Potrebbero anche aver ragione, ma io non sono qui per questo.-

-Lo immaginavo, Maggiore. Non ho fatto mai nulla che potesse interessare la giustizia militare. Io rispetto le Forze Armate e quello che fanno per il nostro grande paese.-

-Mi fa piacere saperlo. Ma ora veniamo al sodo: cosa sa dei rapporti tra Jacob Paxton ed un’organizzazione chiamata Consorzio Ombra?-

            Tapper alza la testa e fa un lieve sorriso fissando Liz negli occhi.

-So che non è salutare mettersi contro di loro. Sa qual è il problema delle droghe, Maggiore? Alla lunga danno assuefazione ed occorrono dosi più massicce perché facciano effetto.-

            Tapper si alza di scatto in piedi mentre il suo fisico si fa più massiccio e le cuciture della sua uniforme cominciano a saltare.

            Con un rumore secco le manette che lo trattengono si spezzano.

 

Il salone è ampio ed è pieno di uomini in uniforme verde su cui spicca una H gialla. Solo l’uomo al centro non indossa una maschera.

Davanti a loro sta il leader di questa sinistra organizzazione, anche lui a capo scoperto, completamente calvo, con un monocolo incastrato nell’occhio sinistro ed un bocchino stretto tra pollice ed indice.

Quando parla gli altri lo ascoltano in religioso silenzio. La sua voce ed il suo atteggiamento sono quelli di un uomo abituato a comandare e ad essere obbedito prontamente e senza discussioni:

-Confido che tu abbia ben chiari gli obiettivi della tua missione, Capo Settore C 24.-

-Si, Supremo Hydra e non fallirò.-

-Me lo auguro… per te. Chi nell’Hydra commette un errore non ha mai l’opportunità di commetterne un altro, ricordalo bene.-

            Il Barone Strucker fa per andarsene ed i suoi sottoposti alzano all’unisono il braccio nel saluto romano gridando:

-Heil Supremo Hydra!-

 

 

5.

 

 

            Tutto avviene troppo in fretta. il trasformato ed ormai libero Tapper balza oltre il tavolo ed afferra Liz per il collo.

-Un solo passo e la uccido.- dice con voce dura.

            Gli agenti dello S.H.I.E.L.D. si bloccano indecisi.

-Abbassate le armi e lasciateci uscire.-

            Gli agenti obbediscono sia pur riluttanti.

-Uscite per primi.-

            Ancora  una volta obbediscono e Tapper li segue tenendo sempre Liz davanti a sé.

            Per quanto lui sia forte, lei potrebbe liberarsi dalla sua stretta anche senza compromettere la sua identità segreta, riflette la ragazza, il suo addestramento militare la giustificherebbe, ma poi che accadrebbe? Vuol capire che ha in testa Tapper. Peccato che non ha addosso il costume e che lo scudo sia nella sua cartella.

            Spostandosi rasentando le pareti  Tapper  ed il suo ostaggio raggiungono l’uscita.

-Non te la caverai Tapper.- gli si rivolge Liz -Ti conviene arrenderti.-

-Ma davvero? Altri buoni consigli, avvocato?-

            Non finirà bene, pensa Liz.

 

            Nel momento stesso in cui Neal Tapper balza verso Liz la mano di Cary St. Lawrence corre alla fondina della sua pistola.

-Liz, no!- esclama -Dobbiamo aiutarla.-

            In quello stesso momento la vista le si oscura e le gambe le cedono. È già svenuta prima di udire una voce maschile che dice:

-Spiacente.-

 

            Da un’altra parte del mondo il Capo Settore C 24 dell’Hydra osserva le immagini che scorrono su un maxischermo e ripassa i dettagli del piano da lui congegnato.

            Funzionerà, pensa, deve funzionare. Il momento è dei migliori: l’efficienza dello S.H.I.E.L.D. è ridotta al minimo[6] e l’occasione è propizia per un colpo mortale. Il fallimento non è contemplato e lui non fallirà.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Non molto da dire su questo episodio. Tutto quello che vi serve sapere è già detto nella storia.

            Nel prossimo episodio... no: scopritelo da soli, vi aspetto. -_^

 

 

Carlo



[1] Nello scorso episodio ovviamente,

[2] I Navy SEAL (Sea Earth And Land) Teams sono le forze speciali della Marina Americana.

[3] La prima è stata nell’episodio #76.

[4] Lo sapreste anche voi se aveste letto gli ultimi episodi dell’Uomo Ragno MIT.

[5] Nell’episodio #50.

[6] Per motivi spiegati nella serie di Nick Fury.